http://www.tankerenemy.com/2010/12/digitale-terrestre-e-militarizzazione.html
GIOVEDÌ, DICEMBRE 23, 2010
Digitale terrestre e militarizzazione del pianeta
Che cosa implicherà il passaggio al digitale terrestre? In questo periodo in cui il sistema di ricezione analogico dei televisori viene, regione dopo regione, sostituito dal digitale, si liberano via via nuovi canali nella banda VHF (Very high frequencies) e UHF (Ultra high frequencies). Questa gamma, compresa fra 30 e 300 MHz (VHF) e 300 MHz a 3 GHz (UHF), ospita i canali dal 61 al 69.
Da che cosa verranno occupati? Il WRC-07, ovvero la Conferenza mondiale delle comunicazioni, tenutasi a Ginevra nel 2007, ha stabilito che, entro il 2015, debbano essere destinati ai protocolli di telecomunicazione mobile del futuro o IMT (WIMAX e LTE). Fino a tale data, i governi nazionali potranno riservarne l’impiego ai servizi telefonici. Dai lavori del simposio sono emerse delle informazioni molto interessanti: alla frequenza dei 18 GHz sono stati assegnati ulteriori 100 MHz per applicazioni meteorologiche; alla frequenza dei 9 GHz, altri 300 MHz per osservazioni planetarie. Infine molte frequenze destinate alla radioastronomia sono state protette.
Ora, consideriamo il nesso tra attività di aerosol clandestino e meteorologia: è corretto affermare che sono due àmbiti interdipendenti. Infatti non solo i fenomeni atmosferici sono pesantemente condizionati dalle irrorazioni, ma con gli aerei chimici sono dispersi micro-sensori usati per le previsioni del tempo, previsioni che, in molti casi, sono decisioni. E’ evidente dunque che la gestione di questi interventi, monopolizzati dai militari, avviene oggi giorno con nano-strumenti che funzionano sul range menzionato sopra. Era necessario per i militari occupare un ampio segmento delle frequenze elettromagnetiche per gestire e dirigere, attraverso un capillare coordinamento, le dinamiche meteo-climatiche.
La transizione allo scalcinato digitale terrestre, lungi dall’essere un vantaggio per i cittadini, blanditi ed imbrogliati con la promessa di poter usufruire di numerosi canali tematici, è soltanto finalizzata ad un’ulteriore militarizzazione del pianeta e presumibilmente dello spazio circostante la Terra. I nanosensori meteorologici e quelli per la sorveglianza operano sulle bande che erano dedicate alla ricetrasmissione dei programmi analogici. La destinazione di frequenze alle esplorazioni planetarie ed alla radioastronomia lascia intuire che il complesso strategico ed industriale intende tenere sott’occhio possibili intrusioni sgradite al sistema. Sappiamo che questo scenario può apparire fantasioso, ma il formidabile spiegamento di forze nelle regioni attorno a Gaia, attraverso droni di alta quota, satelliti, stazioni orbitanti munite di dispositivi bellici…, ben si inquadra in un conflitto segreto per il dominio del pianeta. Il vero scontro, quello finale, forse non vedrà contrapposte superpotenze terrestri…
Fonti:
R. Cavallo, G. Saccomano, Passaggio al digitale, 2010, in "X Times", n. 26
Scie chimiche, nanosensori e digitale terrestre, 2010
Articolo correlato: C. Penna, Scie chimiche: usi militari e cooperazione internazionale, 2010
Da che cosa verranno occupati? Il WRC-07, ovvero la Conferenza mondiale delle comunicazioni, tenutasi a Ginevra nel 2007, ha stabilito che, entro il 2015, debbano essere destinati ai protocolli di telecomunicazione mobile del futuro o IMT (WIMAX e LTE). Fino a tale data, i governi nazionali potranno riservarne l’impiego ai servizi telefonici. Dai lavori del simposio sono emerse delle informazioni molto interessanti: alla frequenza dei 18 GHz sono stati assegnati ulteriori 100 MHz per applicazioni meteorologiche; alla frequenza dei 9 GHz, altri 300 MHz per osservazioni planetarie. Infine molte frequenze destinate alla radioastronomia sono state protette.
Ora, consideriamo il nesso tra attività di aerosol clandestino e meteorologia: è corretto affermare che sono due àmbiti interdipendenti. Infatti non solo i fenomeni atmosferici sono pesantemente condizionati dalle irrorazioni, ma con gli aerei chimici sono dispersi micro-sensori usati per le previsioni del tempo, previsioni che, in molti casi, sono decisioni. E’ evidente dunque che la gestione di questi interventi, monopolizzati dai militari, avviene oggi giorno con nano-strumenti che funzionano sul range menzionato sopra. Era necessario per i militari occupare un ampio segmento delle frequenze elettromagnetiche per gestire e dirigere, attraverso un capillare coordinamento, le dinamiche meteo-climatiche.
La transizione allo scalcinato digitale terrestre, lungi dall’essere un vantaggio per i cittadini, blanditi ed imbrogliati con la promessa di poter usufruire di numerosi canali tematici, è soltanto finalizzata ad un’ulteriore militarizzazione del pianeta e presumibilmente dello spazio circostante la Terra. I nanosensori meteorologici e quelli per la sorveglianza operano sulle bande che erano dedicate alla ricetrasmissione dei programmi analogici. La destinazione di frequenze alle esplorazioni planetarie ed alla radioastronomia lascia intuire che il complesso strategico ed industriale intende tenere sott’occhio possibili intrusioni sgradite al sistema. Sappiamo che questo scenario può apparire fantasioso, ma il formidabile spiegamento di forze nelle regioni attorno a Gaia, attraverso droni di alta quota, satelliti, stazioni orbitanti munite di dispositivi bellici…, ben si inquadra in un conflitto segreto per il dominio del pianeta. Il vero scontro, quello finale, forse non vedrà contrapposte superpotenze terrestri…
Fonti:
R. Cavallo, G. Saccomano, Passaggio al digitale, 2010, in "X Times", n. 26
Scie chimiche, nanosensori e digitale terrestre, 2010
Articolo correlato: C. Penna, Scie chimiche: usi militari e cooperazione internazionale, 2010